La struttura della chiesa
La chiesa di San Francesco è situata poco distante dalla cattedrale di Narni nel punto più alto del centro storico, protesa verso il versante occidentale della collina che cade a precipizio sulla sottostante gola del fiume Nera. L’edificio rappresenta un episodio molto originale nell’ambito del tessuto architettonico della città, poiché stabilisce una discontinuità e una cesura con la tradizione locale (Bozzoni 1985, p. 37). La facciata a terminazione orizzontale infatti, è collocata in modo da costituire il fondale di una via con un certo intento scenografico e con una notevole differenza rispetto alle chiese di Santa Maria Maggiore (san Domenico), soverchiata da un’altissima torre e posta lungo il fianco di una strada, della stessa cattedrale di San Giovenale, non agevolmente visibile nella pienezza architettonica della facciata o della chiesa di Santa Maria Impensole, seminascosta lungo una via (ibidem). La facciata di San Francesco, databile nella prima metà del XIV secolo, è eseguita in una pietra di taglio accuratamente lavorata e, per il nitido profilo orizzontale, è stata messa in relazione con modelli architettonici abruzzesi. Il prospetto è dominato dal pregevole e unico portale a tutto sesto, strombato e modanato, il cui archivolto è impreziosito da una decorazione scultorea a girali floreali, che trova elementi di paragone in quella del portale laterale della chiesa di San Francesco a Piediluco, firmata dal maestro Damiano d’Assisi e datata 1338 (G.Cassio 2010, p. 171). In alto, in asse con l’ingresso, si doveva aprire originariamente un rosone, successivamente manomesso e trasformato nel Settecento in un finestrone quadrangolare. Sotto a quest’ultimo attualmente si apre una nicchia realizzata con materiale di spoglio e pertinente al rosone stesso databile al XVIII secolo in base all’affresco che vi è dipinto al suo interno e che raffigura La Vergine con il Bambino tra i santi Francesco e Antonio da Padova. C. Bozzoni, Chiese mendicanti di Narni e di Amelia, in Il Francescanesimo nell’Umbria Meridionale nei secoli XIII-XIV, atti del convegno di studio (Narni–Amelia- Alviano, 23-25 maggio 1982), Narni 1985, pp. 31 -65. G.Cassio, Oltre Assisi. Con Francesco nella terra dei Protomartiri attraverso l'Umbria Ternana, Gorle (Bg) 2010 L'interno e gli affreschi
L'interno della chiesa è stato definito una “sala pseudobasilicale”, cioè una struttura concepita come un unico grande ambiente attraverso la sopraelevazione delle due navate laterali, che si mostrano solo poco più basse di quella mediana. L’edificio termina in un’abside poligonale dalle spiccate forme gotiche, con volta costolonata ad ombrello in cui si apre una grande trifora trilobata, riaperta in seguito ai restauri di ripristino del secolo scorso. La navata principale, nella scansione a grandi pilastri cilindrici, segnati da sottili capitelli fogliati collegati da archi a tutto sesto, sembra rimandare a esempi orvietani e viterbesi (Francesco d’Assisi. Chiese e conventi). Il grande effetto di ampiezza spaziale è aumentato notevolmente dalle nove cappelle archiacute che si aprono sulle navate laterali e che furono realizzate in un secondo momento rispetto all’erezione della chiesa, probabilmente nel corso della seconda metà del XIV secolo. Entrando ci si trova di fronte ad un ambiente ampio e spazioso, che subito colpisce per la grande quantità di pitture che arricchiscono e abbelliscono l’edificio. Gli otto pilastri cilindrici, che dividono l’ambiente in tre navate, e le cappelle laterali sono splendidamente decorati di immagini sacre. Queste ultime ricoprono un arco di tempo che va dalla prima metà del Trecento ai primi decenni del Cinquecento e documentano in maniera esaustiva tutti gli sviluppi della pittura locale dal Gotico al pieno Manierismo. La maggior parte degli affreschi trecenteschi è costituita da riquadri votivi (realizzati cioè per esprimere gratitudine per una grazia ricevuta o per richiederne una) raffiguranti prevalentemente l’immagine della Vergine in trono con il Bambino in braccio. Tale gruppo può comparire isolato o affiancato da alcuni santi cari alla tradizione locale: vi troviamo prevalentemente san Francesco d’Assisi (titolare della chiesa) e sant’Antonio Abate (protettore degli animali e molto venerato in Umbria Meridionale). Un tipico esempio di questo modello di composizione è raffigurato nel secondo pilastro a destra, in alto, dove è possibile ammirare un affresco databile ai primi anni del Quattrocento ed attribuito alla bottega del cosiddetto Maestro di Narni del 1409, ben conservato. Molto rappresentato all’interno della chiesa è anche sant’Ansano, patrono della città di Siena, riconoscibile per gli eleganti abiti gotici e per l’attributo del martirio che reca in mano, una raffigurazione stilizzata di alcuni organi interni come i polmoni, il cuore, il fegato e l’esofago. Gli autori degli affreschi sono tutti anonimi, e per la maggior parte di ambito locale. La qualità dei dipinti è, tuttavia, assai varia e ci offre delle testimonianze che vanno da un tono piuttosto popolare e privo di spiccati accenti artistici, ad attestati di alto livello. Tra questi si segnalano quelli che sono stati assegnati alle botteghe di due anonimi maestri, il cui stile è stato messo a fuoco dalla critica e, in modo particolare, dal grande storico dell’arte Federico Zeri. Si tratta del cosiddetto “Maestro della Dormitio di Terni” (attivo tra XIV e XV secolo in Umbria Meridionale e nel territorio del Ducato di Spoleto) e del “Maestro di Narni del 1409” (per un approfondimento sui dipinti loro attribuiti all’interno della chiesa cfr. Vignoli 2000, pp. 73–116). Tra gli affreschi più affascinanti della chiesa di San Francesco, a titolo di esempio, si segnala la figura di San Francesco affrescata sul terzo pilastro di destra, avvicinata alla bottega del Maestro della Dormitio, i medaglioni con busti di Apostoli, nel sottarco della seconda cappella a destra e ancora la splendida ed elegantissima Madonna della Misericordia della terza cappella di sinistra. Di notevole interesse, infine, un pregevolissimo Sant’Antonio abate, dipinto nel secondo-terzo decennio del Quattrocento all’interno dell’arco di passaggio tra la seconda e la terza cappella di sinistra. All’interno della chiesa erano custodite, inoltre, opere di alta qualità, trasferite in altra sede, o disperse in occasione delle spoliazioni napoleoniche. Si tratta di alcuni dipinti che decoravano gli altari delle cappelle laterali dell’edificio. Tra questi è stata riconosciuta con certezza l’Allegoria della Regola Francescana di Michelangelo Braidi, proveniente dalla cappella della confraternita del cordone (ultima a destra) e attualmente nel santuario di Santa Maria della Quercia, nella frazione La Cerqua di Narni. In quest’ultimo edificio sono conservate altre due tele per le quali è stata proposta un’analoga provenienza dalla chiesa di San Francesco a Narni (Vignoli 2009, p. 96): la splendida Madonna con il Bambino e Sant’Anna (forse proveniente dall’omonima cappella e attribuita a Federico Zuccari) e lo Sposalizio della Vergine (in origine nella cappella di San Giuseppe). A.Novelli e L.Vignoli L. Vignoli, Attività artistica a Narni tra XIV e XV secolo, in “Memoria Storica”, 17, IX, 2000, pp. 73-116. L. Vignoli, La Quercia (Narni). Santuario di Santa Maria della Quercia, Madonna con Bambino e Sant’Anna, in Arte e Territorio. Interventi di restauro 4, a cura di A. Ciccarelli, Todi 2009, pp. 86-101 |
La chiesa di San Francesco
Sant'Ansano
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Sant'Antonio
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