Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, San Giovenale, 1474-1476, tempera su tavola.
L’opera faceva parte di una pala più ampia comprensiva di uno scomparto raffigurante San Cassio vescovo, proveniente dalla perduta chiesa confraternale di Sant’Antonio Abate per la quale il Vecchietta realizzò la statua del titolare nel 1475. A causa del rinnovamento decorativo del luogo di provenienza, che coincise con il Giubileo del 1700, i due dipinti vennero trasferiti in Cattedrale ma solo il pannello con San Giovenale fu esposto sulla navata destra tradizionalmente adibita al pellegrinaggio dei fedeli che si recavano a visitare il sacellum memoriae. All’immagine, arricchita delle parastre corinzie dello speculare dipinto, venne applicata a mo’ di predella una teca contenente un frammento ligneo della lettiga utilizzata nell’880 per il trasporto delle spoglie del santo da Lucca a Narni (in seguito al loro trafugamento dell’878 messo in atto da Adalberto I marchese di Toscana), operazione che conferì all’immagine il nuovo ruolo di icona-reliquario del culto giovenaliano nella cittadina umbra. Il recente restauro propone una lettura filologica dell’opera attraverso la ricostruzione del pannello mancante affiancato dalle parastre originarie. Non possedendo alcun elemento iconografico del perduto San Cassio, se non quelli tratti da opere coeve, si è pensato di fissare la sagoma speculare di un vescovo generico dotato di mitria e pastorale alloggiato entro una finta nicchia del tutto simile a quella che fa da sfondo al San Giovenale. Per maggior chiarezza di lettura è stato aggiunto anche il nome del personaggio dipinto mediante l’uso di caratteri capitali latini. Giuseppe Cassio, La imago patroni fra suggestioni e permanenze: la tavola liturgica del Vecchietta nella Cattedrale di Narni in Arte Cristiana, Anno XCVII/852, 2009.
Foto di Marco Santarelli
Restauro: Ditta Roberto Saccuman e Ditta Arianova 999 di Simone Deturres, 2008, finanziato da Lions Club Narni
Statua di Sant’Antonio Abate La statua di sant'Antonio Abate del Vecchietta è conservata nella navata di sinistra della Cattedrale, vicino al “Coretto d'inverno”. La perduta chiesa di Sant'Antonio occupava alcuni spazi che affacciano sulla piazza Garibaldi e oggi sono adibiti ad esercizi commerciali. E’ interessante notare che “i porci di sant'Antonio” erano gli unici animali che potevano girare liberi per Narni (Statuti, Lib. III, cap. CL, p. 258). Unico accorgimento era quello di non superare il numero di sei e che fosse messo un anello al naso dei porci così da impedire la distruzione di piani di calpestio di vie e piazze.