|
Secondo la tradizione, il giorno di fondazione dell'Istituto sarebbe il 3 maggio 1739, festa del Santo Patrono San Giovenale Vescovo. Una data quindi che aveva un forte valore simbolico per la popolazione, così come il nome scelto per il brefotrofio, che è stato intitolato alla Beata Lucia, importante e carismatica mistica vissuta a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento e nata proprio neIla cittadina umbra. [......]
L'Istituto per l'infanzia abbandonata fu localizzato proprio a Narni per la posizione geografica e per il fatto che Narni vantasse una lunga e riconosciuta esperienza nel campo dell'assistenza e nell'accoglienza dell'infanzia abbandonata. Già negli Statuti cittadini del 1371, infatti, è testimoniata l'esistenza di forme di assistenza di questo genere. L'antico ospedale degli infermi della cittadina, nel XIV secolo era situato nei pressi dell'allora parrocchia dei SS Filippo e Giacomo, prossimità a cui si deve il vecchio nome di ospedale di San Giacomo [....] Dopo pochi anni dalla sua fondazione, il brefotrofio era trasferito in una nuova e più spaziosa sede [....] Il nuovo complesso era costruito in quella che si chiamava Piazza Cajola, una zona che all'epoca si trovava nella periferia della cittadina e godeva di un suggestivo affaccio sulla valle del Nera, e che oggi porta il nome di Piazza Galeotto Marzio ed è situata nel versante nord del centro storico. Al contrario di quanto è avvenuto per i brefotrofi di Viterbo e Spoleto, ospitati in edifici già esistenti e semplicemente ristrutturati, il brefotrofio di Narni, quindi, dopo la sua iniziale sistemazione "di fortuna", beneficiò di una sede prevalentemente progettata e costruita "ex novo", compito affidato all'architetto senese Paolo Posi: il progetto riutilizzava edifici già esistenti sul lato ovest della piazza e prevedeva una nuova costruzione sul lato nord [....] A partire dal 1740, dunque, il brefotrofio acquistò dalle famiglie proprietarie (come i Cardoli e i Fanelli), alcune case e terreni che insistevano sulla piazza [....] Il complesso venne inaugurato nel 1750 e comprendeva, oltre al brefotrofio, il Conservatorio delle esposte (che a sua volta ospitava al suo interno una chiesa) (1) E, come scrive Giovanni Eroli [….] cotesto pio luogo ha necessariamente la sua chiesa […]. Essa è assai piccola, di semplicissima e non bella architettura, con due soli altari e la sacristia, ma contiene alcune tele che meritano le nostre osservazioni. Nell’altare di mezzo, dedicato alla soprannominata beata narnese, ammiriamo in basso costei ginocchioni dinanzi al divin Salvatore, che dassi a vedere in alto tra nuvole ed Angioli, ed a lui umilmente devota esprime in bel modo il suo costante affetto con l’atteggiamento delle mani e del viso. (2) La tela firmata e datata 1750, è di Stefano Parrocel, originario di Avignone. (1) C.Arconte e L.Schettini, Il Brefotrofio Beata Lucia di Narni in età liberale: storia di projetti, donne e comunità, 2015 (2) G.Eroli, Le chiese di Narni e suoi dintorni, 1898 |