Inizia l'anno pastorale 2018-2019
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Lo Speco di Narni, notte del 4 ottobre 2018
Carissimi, come ogni anno son qui a scrivervi un pensiero che, riconoscente per il passato, sappia guardare con entusiasmo realista al futuro. Son passati da poco 5 anni dal giorno in cui Mons.Vecchi mi ha chiesto di essere pastore per questa nostra porzione di Chiesa: era dal tempo di don Giorgio che non raggiungevamo un traguardo così ‘longevo’; eppure mi sembra ieri! Che il Signore ci conceda altrettanto tempo nella sua pace! Quante cose abbiamo fatto insieme al Signore e tra di noi e quante bisogna ancora farne! Quante ‘pianticelle’ abbiamo visto crescere e difeso da ‘cani randagi’ e quante ancora dobbiamo rendere adulte e mettere al sicuro! Di quanto tempo, fantasia, pazienza, capacità di perdono, creatività abbiamo ancora bisogno … veri doni di Dio che, forse, non immaginavamo neppure di avere ancora in serbo. Siamo arrivati in una fase in cui dobbiamo compiere il famoso ‘giro di boa’: declericalizzarci. Troppi anni e situazioni hanno ‘indurito’ la nostra fede fino a farci diventare disattenti esecutori di volontà non condivise e indigeste. Troppe volte abbiamo lasciato ‘le reti piegate’ certi del non poter pescare più nulla. Allora, spaventati e indisposti, abbiamo ‘lasciato la palla’ in mano ai preti. Che delusione! Si, anche noi che abbiamo avuto la grazia di non staccarci dalla fede vissuta in parrocchia. Il Signore invece ci vuole entusiasti esecutori della sua volontà perché abbiamo scoperto di non essere ‘gente di Chiesa’ per un pesante retaggio del passato, ma perché abbiamo trovato linfa di gioia e libertà che ci rende protagonisti nella fede. Abbiamo bisogno di cristiani convinti perché felici e felici perché fiduciosi; fiduciosi perché conoscono Colui in cui hanno riposto la speranza; certi di aver investito al meglio la loro speranza e dunque attivi in tutti i campi. Insomma, dobbiamo ritrovare quella tenera convinzione che viene dallo Spirito (di verità) e non dall’esperienza (che potrebbe confondere); abbiamo bisogno di diventare testimoni concreti perché umili ed umili perché ricchissimi della presenza di Dio nella propria vita: di anziani felici di aver vissuto con e per Gesù, di famiglie serene perché capaci di affrontare tutto con la forza dello Spirito, di giovani innamorati della vita ritrovata nella sua pienezza in Dio e di bambini nuovamente capaci di fiducia in quel Gesù-amico che non tradisce. Abbiamo bisogno di parrocchiani, simpatizzanti, volontari, catechisti, cantori, chierichetti, collaboratori … e sacerdoti fieri di essere credenti in Cristo Gesù salvatore e, di conseguenza, capaci di provocare attrazione nella gioia di chi ha trovato il proprio tesoro e accoglienti verso chi non ha ancora in coraggio della fede. Abbiamo bisogno di Dio! Lasciamolo illuminare il nostro volto con la sua misericordia, guidare i nostri passi con la sua Parola, rinnovarci nuovamente con il suo Spirito e farci innamorare della vita per la grazia del suo unigenito figlio Gesù. Ad multos annos! don Sergio |
Carcegna, 22 settembre 2017
Carissimi, il Signore vi doni la sua pace! Vi scrivo da una camera ‘amica’ che concede una bellissima vista sul Lago d’Orta e sul Monte Rosa; finalmente ho ritrovato quella carica umana che mi permette di guardare con occhio vivace e realista la complessità del nostro “oggi”, ma anche quella consapevolezza cristiana che mi spinge a non perdere occasioni per annunciare con dolce fermezza la venuta del Regno di Dio. Son tornato anche a comporre musica! L’anno pastorale trascorso mi ha visto impegnato su moltissimi fronti, forse troppi: ma questi ‘fronti’ non sembrano diminuire, anzi, il Vescovo mi ha chiesto anche di sostenerlo (dal punto di vista della liturgia) nella Visita Pastorale che ha indetto nella nostra Diocesi proprio domenica scorsa. Non abbiamo più avuto una Visita Pastorale dalla preparazione al Grande Giubileo del 2000 con Mons. Gualdrini! Sarà un triennio (a Narni avverrà tra Settembre e Dicembre 2019) ricco di conoscenza profonda delle persone e del territorio, di grande impegno e meticolosità, di certa attenzione e delicatezza per ri-costruire quelle basi che -sicuramente- ci aiuteranno a ri-unire la nostra Diocesi nel rendere più salda la fede, più certa la speranza e più verace la carità. Dovremo rinsaldare i buoni rapporti nati con le parrocchie della Comunità Pastorale (Testaccio, Ss. Rita e Lucia, Ponte San Lorenzo, San Faustino, Itieli e Sant’Urbano oltre che la Cappellania dell’Ospedale) anche continuando la bella e fruttuosa esperienza del cammino pensato per tutti, ma in modo particolare, per i ragazzi e i genitori dell’Iniziazione Cristiana. Come? Prendendo sempre più seriamente in considerazione la possibilità di una vera conversione, di un cambiamento di mentalità sano e santo, semplice e maturo, autentico e profondamente personale nel volersi lasciar condurre dal Signore che vive in noi e non dall’IO che si mette al posto di DIO! Ho provato a definire alcuni “calendari”: quello della Comunità Pastorale, quello degli incontri per i ragazzi del ‘dopo-cresima’, quello per la formazione degli adulti insieme alle iscritte all’Azione Cattolica, quello per il Gruppo Liturgico … e poi ci sono gli incontri ordinari di formazione per le Catechiste, le date definite dal Centro di Ascolto e distribuzione Caritas nonché dei moltissimi appuntamenti del dopo-scuola; però ho voluto aggiungere alcune date per tornare ad essere più ‘amici’ con la sacra Scrittura: un’antica pratica della Chiesa chiamata lectio divina consistente nell’imparare a confrontarsi in modo autentico, profondo e reale con quella Parola di Dio -scritta- che conosciamo e sappiamo apprezzare ancora troppo poco. Inoltre mi sembra che ci sia sempre più bisogno di ritrovarsi non solo nel confessare al Signore le proprie colpe, ma anche in cammini autentici e personali di direzione spirituale sia per gli adulti sia per i ragazzi per fare verità sulla propria maturazione nella fiducia in Dio nel noi della Chiesa. Vorrei dedicare a questa santa pratica un tempo più cospicuo di quanto non ne abbia avuto negli anni trascorsi. Reggerò ad un tale carico? Sono certo di si: nella sicura speranza che il Signore non abbandona coloro che ha chiamato con sé; ma vi chiedo con insistenza di continuare a sostenermi con incessanti preghiere affinché il mio agire sia sempre con, nel e per il Signore nella libertà che concede ai suoi figli. Egli stesso ci conceda tutto ciò di cui abbiamo bisogno per questa ulteriore tappa del nostro cammino! don Sergio |
2017
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2016
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Narni, 26 settembre 2016
Carissimi, il Signore sia con voi! Stavolta vi scrivo da Narni, da casa, alla fine di questa bella ed impegnativa estate. Son passati già tre anni… La fine di un triennio segna un momento di passaggio, potremmo dire di “sana crisi”, in cui siamo tutti chiamati – a cominciare da me - a guardarci dentro, nel senso di fare un piccolo esame di coscienza per vedere se ed in quale modo abbiamo contribuito ad affrettare la piena venuta del Regno di Dio su questa terra. E come lo abbiamo fatto in questo tempo nella nostra Parrocchia. Il Giubileo straordinario della Misericordia è stato scelto come paradigma su cui impostare la nostra vita cristiana…ma è uno slogan o una realtà? Sicuramente si tratta di una realtà, ma che ha bisogno di essere declinata ogni giorno in ogni nostra azione per evitare che diventi una sorta di lasciapassare da esibire nei momenti di disimpegno o una fiaba dietro cui nascondere la nostra scarsa fede. Pochi giorni fa ho partecipato al Convegno Eucaristico nazionale a Genova, tempo di grazia, dal quale vorrei estrapolare due frasi del Card. Angelo Bagnasco che mi sembrano emblematiche ed utili per impostare questo nuovo triennio sulla missionarietà della nostra Parrocchia (insieme a tutta la Diocesi) nel riscoprire la bellezza della fede in un cammino serio di iniziazione-formazione cristiana: “Riconosciamolo: siamo tutti esposti al pericolo di rallentare il passo e di assestarci in uno schema che frena l’impegno. E’ dunque una tensione interiore che deve abitarci: guai a me se non predicassi il Vangelo! Come credenti siamo qui per ritrovare una serena ansia apostolica, così da dire ovunque che Gesù è il Signore.” Senza quella serena ansia apostolica la missione si ferma alla finestra - o meglio all’oblò - della propria stanza, del proprio punto di vista, delle proprie sicurezze. Per dire che “Gesù è il Signore” non c’è da andare chissà dove, c’è da imparare da Lui e poi uscire per porgere una mano, per accogliere e far riscoprire l’amore di Dio. Senza inutili, paurosi e pericolosi equilibrismi. “E se la missione è attrazione, ogni cristiano dovrebbe vivere in modo da fare “invidia” – santa invidia! – ad altri che, sorpresi si chiederanno il segreto di questo singolare modo di stare nel mondo”. Talvolta siamo veramente poco affascinanti e, piuttosto che essere invidiati ed attrarre, siamo derisi e provochiamo delusione in un mondo che non sa più sperare. Non lasciamoci rubare la gioia del Vangelo! Sapete già che il Vescovo mi ha affidato il compito di guidare anche la parrocchia di Testaccio (con la quale saremo chiamati a costruire un cantiere di piena fraternità), ma anche di essere moderatore della nuova Comunità Pastorale composta dalle “parrocchie sorelle” di Narni, S.Maria di Testaccio, Ss.Rita e Lucia, Itieli, Sant’Urbano, Ponte S.Lorenzo e S.Faustino (ma senza dimenticare le altre con le quali già condividiamo molte esperienze). Dio mi doni la forza e le capacità! E vi prego di sostenermi con la preghiera. Ci accompagnerà costantemente in questo cammino don Jean Pierre che, proveniente dal Congo, si è inserito da vari anni nella pastorale della nostra Forania con spirito di vero servizio. Sarà nostro Vicario parrocchiale e, son certo, aiuterà tutti moltissimo (me compreso!) nel cammino spirituale e materiale dei prossimi anni che il Signore ci darà di vivere insieme. Che fare dunque? Semplice! Rimettersi - si! ancora una volta! - in cammino nell’ascolto vivo del Vangelo e alla scuola dell’Eucarestia (cuore pulsante della Chiesa) per incontrare Gesù, lasciarci meravigliare ed essere sempre più consapevoli di far parte di quel popolo messianico che “ha come fine il Regno di Dio, come condizione la libertà dei suoi figli, come statuto il precetto dell'amore” (Lumen Gentium, 9). Dio benedica il nostro cammino! don Sergio |
2015
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Otranto, 14 settembre 2015
Esaltazione della santa Croce Carissimi, in questo giorno così caro ai Cristiani di Oriente e di Occidente in cui esaltiamo la Croce come trofeo della vittoria di Cristo sulla morte e sugli inferi, dall'ultimo scampolo di terra italiana tra il mare Adriatico e lo Jonio verso l'Albania e la Grecia vi scrivo con entusiasmo rinnovato all'inizio di questo nuovo anno pastorale. Ci troviamo a pochi passi da un anno di grazia, un Giubileo straordinario dedicato alla misericordia di Dio. Un Dio che mostra la sua giustizia specialmente nella sua misericordia, nella capacità di perdonare oltre ogni offesa ricevuta. Dobbiamo imparare da Lui! Tutti noi siamo infatti coinvolti in questo momento di enormi spostamenti di popoli costretti a migrare: dovremo fermarci a riflettere con onestà e verità su quanto sta avvenendo nel mondo; dovremo cercare di rispondere con responsabilità cristiana ai bisogni dei più deboli e discernere sugli immani danni che una “terza guerra mondiale in pezzetti”, come dice papa Francesco, sta causando all’umanità intera e specialmente ai più poveri. Stiamo anche vivendo una positiva fase di ripartenza per la nostra Diocesi, in cui siamo tutti chiamati -preti e laici- a ritrovare nuovi stimoli sulla Parola di Dio e da quei capolavori che sono i Sacramenti della Chiesa per portare a tutti la gioia di Cristo risorto. Quanta abbondanza di grazia! Il mondo ne ha veramente bisogno! Non possiamo mancare questo preziosissimo appuntamento. Avremo la gioia impegnativa di percorrere le vie delle opere di Misericordia -corporale e spirituale- attraverso le quali potremo sentire in noi, attraverso i fratelli, la grazia giubilare: i benefici dell’amore di Dio che supera ogni barriera. Avremo la gioia traboccante di attraversare il cuore misericordioso di Cristo nel segno della Porta Santa che papa Francesco ha concesso di aprire nella Cattedrale di Terni. Avremo la gioia di prepararci a questo tempo di grazia in parrocchia ma senza essere troppo campanilisti: siamo infatti chiamati ad un cammino di comunione più evidente a cominciare dai vari gruppi di parrocchiali, tra le parrocchie della Vicaria e tra tutte le realtà sorte dalla forza dello Spirito Santo nella fede della Chiesa in questa nostra Diocesi ed in comunione con il nostro Vescovo. Se non saremo uniti cosa potremo testimoniare? Come potremo avventurarci nella nuova evangelizzazione del vecchio continente scristianizzato e sempre più ricco di nuove culture? Vedrete, che se saremo uniti (cf Mt 18, 19-20) porteremo avanti la più grande delle missioni: manifestare che non sono i nostri miseri interessi e le nostre povere abitudini a guidarci, quanto l’amore di Dio che supera ogni cosa. Riprendiamo dunque il cammino mai interrotto incontro a Cristo che viene a salvarci! don Sergio |
2014
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Rallegratevi nel Signore, sempre!
Belvedere marittimo (CS), 11 settembre 2014 Cari fratelli in Cristo, esattamente quattro anni fa venivo ordinato diacono; oggi, mentre mi gusto questo ultimo scampolo di vacanze estive in terra Calabra, con la stessa riconoscenza non dimentico la dimensione del servizio di Dio e dei fratelli per il quale sono stato costituito una volta per tutte; anzi, raccolgo le forze umane e spirituali per riprendere il cammino – con voi e per voi – ancor più carico e motivato. E’ per ciò che vi scrivo volentieri, alle porte di questo nuovo anno pastorale da vivere insieme, tornando a riflettere sul fatto che i pastori nella Chiesa hanno un ruolo talmente importante e delicato allo stesso tempo da essere messi in guardia da san Paolo: «non padroni della vostra fede, ma collaboratori della vostra gioia » (2Cor 1,24). Ed è proprio la dimensione della gioia cristiana – in comunione con papa Francesco, con il papa emerito Benedetto, con san Giovanni Paolo II ed il servo di Dio Paolo VI – verso la quale mi propongo di puntare per l’anno pastorale che stiamo per affrontare insieme. Un anno che, con l’assistenza dello spirito Santo, sarà ricco di spunti volti particolarmente alla valorizzazione della corresponsabilità tra i vari membri della nostra parrocchia. La gioia è la caratteristica del cristiano in cammino: necessita dunque di un’accurata riscoperta nel nostro tempo di crisi affinché non venga confusa con un sentimento passeggero dipendente da caratteristiche esterne, una sorta di sentimento da boom economico impossibile da vivere ora e che non permette a nessuno di gioire realmente; non può essere però neppure confusa con quella vuota emozionalità immediata ed egocentrica “da villaggio vacanze” talvolta di moda nella Chiesa, che continua a far ripiegare ciascuno su se stesso, sul proprio punto di vista, sulle proprie convinzioni e, in fondo, sull’incomunicabilità e sui propri problemi. A questo proposito vi esorto a rileggere i primi numeri dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium: avremo modo così di riflettere sulla necessità di ‘esportare’ l’intima presenza di Dio nella vita di ogni battezzato, la gioia vera e coinvolgente che necessita di essere condivisa permettendo così di resistere santamente alle bordate che la vita porta con sé. Ci aiuterà il Signore a scoprire – giorno dopo giorno – il dono della gioia e della festa cristiana se ci lasceremo guidare da Lui buon pastore, nato da Maria vergine fonte della nostra gioia, verso i pascoli della vita eterna. Ancora una volta il Signore chiede a me, indegno, di farmi suo collaboratore per estendere su Narni il sorriso della sua gioia divina. Ancora una volta rispondo con fervore, nonostante la mia debolezza: Eccomi! Nell’amicizia in Cristo e nel noi della Chiesa, vostro don Sergio |