Si può dire che la storia del Duomo cominci dalla morte del primo vescovo (e patrono) Giovenale, avvenuta il 3 Maggio del 376.
Egli fu sepolto a ridosso delle mura cittadine, nella parte esterna, così come si usava seppellire i morti all’epoca della romana Narnia le cui mura sono ancora visibili in piazza Cavour, all’esterno del Duomo. Sul luogo di sepoltura del primo vescovo sorse un sacro edificio che rappresenta il nucleo di fondazione della Cattedrale, luogo nel quale, nel 558, fu sepolto anche il vescovo Cassio (compatrono di Narni) con la moglie Fausta. E’ invece all’inizio del IX secolo che alcuni storici fanno risalire il grande mosaico con il Cristo benedicente; testimonianza dell’esistenza di un piccolo oratorio sorto intorno al sacello dei santi vescovi già a partire dal VI - VII secolo. Nell’ XI secolo e più precisamente nel 1047 iniziò la costruzione dell’attuale edificio di culto ma, a causa dell’orografia del terreno, la basilica poté estendersi solo lungo le mura e pertanto il nuovo orientamento risultò perpendicolare a quello antico. La costruzione durò a lungo e la nuova chiesa fu consacrata solo nel 1145. (Sull’architrave della porta destra della facciata principale è scolpita la data del 1111, anno in cui quell’architrave fu collocato). A questo periodo sembra risalire anche l’annessione della quarta navata per creare un più stretto rapporto cultuale fra la basilica vera e propria e l’antico sacello dei santi vescovi. A partire dal 1322, a seguito di numerosi crolli, la tribuna absidale fu ricostruita radicalmente in forme gotiche in sostituzione di quella romanica, più piccola. Nel XV secolo la facciata, così come tutta la costruzione subì una nuova e profonda trasformazione; il portico fu costruito tra il 1470 ed il 1479 mentre la camera dell’università dei muratori fu aggiunta al portico stesso nel 1497, per opera dei Maestri Lombardi. L’interno del Duomo, di impianto romanico, è a tre navate divise da due file di colonne che sostengono gli archi ribassati narnesi caratteristici dello stile farfense (presenti anche nelle chiese di S.M. Impensole e San Martino di Taizzano) a cui, a destra, si affianca una quarta navata mentre l’attuale abside risale, come detto, al XIV secolo. Nel 1642, quando le reliquie di San Giovenale - più volte trafugate - furono rinvenute dal vescovo Bocciarelli, vennero definitivamente traslate sotto l’altare maggiore (da allora l’antico sacello dei santi vescovi è noto come sacello di San Cassio) iniziando una importante fase di trasformazione della Confessione con la realizzazione, sotto l’altare maggiore, di una cella per la conservazione delle sacre spoglie, lavori che durarono a lungo e furono completati solo nei primi anni del 1700. Camminando lungo la navata di destra incontriamo un affresco nella nicchia della controfacciata raffigurante la Madonna con Bambino opera del Maestro di Narni del 1409 e subito dopo la già citata Cappella dei Muratori che conserva il fonte battesimale, qui collocato negli anni 50 del XX secolo, ed una tela recentemente restaurata che ritrae la Madonna in Gloria tra i Ss. Giovenale, Cassio, Crispino e Crispiniano, proveniente dalla chiesa di S.Agostino e attribuita al Pomarancio. Segue cappella dei Conti Mancinelli Scotti che conserva un dipinto di scuola romana del XVII secolo raffigurante San Carlo Borromeo iscritto all’interno di un pregevole altare in stucco, opera dei fratelli Grimani da Stroncone. Il successivo altare di San Rocco ospita una statua del Santo qui trasferita dalla Cappella dei Muratori nel 1756 anno in cui fu manomesso il sepolcro del vescovo Boccardo di cui rimane il sarcofago mutilato inserito nella parete di fianco (1498). L’antica Cappella del Santissimo Sacramento, esempio di arte rinascimentale e opera dei Maestri lombardi, è sostenuta da pilastri scolpiti che sostengono una cornice di bassorilievi e festoni. Davanti alla Cappella si eleva un arco trionfale in pietra con bassorilievi. All’interno della Cappella, nella piccola abside centrale è posto il tabernacolo di pietra scolpita secondo il disegno classico dell’epoca e un notevole tratto di pavimento cosmatesco completa la Cappella. Del sacello abbiamo già parlato in precedenza, qui ricordiamo che l’altare di marmi policromi risale alla seconda metà del 1600 mentre il paliotto che riproduce San Giovenale e San Cassio è del Quattrocento. Il fronte del sacello ospita la bella lastra con l’epigrafe dettata, forse, proprio da san Cassio in memoria di sua moglie Fausta con i due agnelli tendenti alla croce che risale al 558 mentre le due statue poste ai lati della facciata rappresentano il gruppo in terracotta della Pietà del 1525 e la statua in legno policromo della prima metà del Trecento che rappresenta la più antica immagine di San Giovenale. La Cappella successiva è quella della Madonna del Ponte, già Cappella dei Marchesi Eroli, che conserva un dipinto della Madonna con bambino del 1714. Sulle pareti laterali due tele di soggetto mariano recentemente restaurate. Di fronte a questa cappella si può notare una tela raffigurante S. Lucia e Sant’Omobono e, sul lato opposto della stessa colonna, una bella tavola del 1470 del senese Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta che raffigura San Giovenale e, al di sotto di essa, la teca contenente un’asta che faceva parte del baldacchino che riportò da Lucca a Narni le reliquie del Santo. Segue la cappella della Beata Lucia ampliata e ristrutturata nel 1710 dal cardinale narnese Giuseppe Sacripante a conclusione dei complessi lavori iniziati nel 1642. La Cappella conserva le reliquie della Beata Lucia, nobile narnese terziaria domenicana (1476-1544), quattro bei dipinti su tela opera del Trevisani e decorazioni murali di notevole fattura nei pennacchi. Segue poi la nuova cappella del Santissimo Sacramento con un altro altare in stucco dei fratelli Grimani che ingloba l’affresco della Pietà attribuito a Mezzastris con, ai lati, altri due affreschi opera di Jacopo Borbone. Di fronte una tela con San Filippo Neri ad imitazione del noto dipinto di Guido Reni. Uscendo, a destra, si ammira un affresco del 1513 raffigurante la Madonna con Bambino di ispirazione raffaellesca. Passando nella navata centrale si notano una porzione di pavimento cosmatesco recentemente rinvenuto e gli amboni marmorei del 1490, opera particolarmente importante del nostro Rinascimento. Nella tribuna, caratterizzata dalle sette Cappelle (ornate da affreschi attribuiti al Maestro di Narni del 1409), l’architetto ha voluto forgiare la singolarità dell’arco ribassato narnese con l’arco gotico e si nota il coro ligneo che risale al 1474 che fa da sfondo alla Confessione in marmi policromi progettata e realizzata in tempi successivi da alcuni famosi architetti romani (Vincenzo Zaccarelli, Domenico Legendre, Giuseppe Paglia, Matthia De’ Rossi e Nicola Michetti). Le sette Cappelle dietro il Coro sono ornate da affreschi attribuiti al Maestro di Narni del 1409. Nella parte sottostante l’altare maggiore, tra marmi pregiati, nel 1642 fu posto il nuovo sarcofago di San Giovenale visibile anche dall’attuale cripta che, nelle nicchie absidali, ospita alcune tele recentemente restaurate. La tela dell’abside che rappresenta la gloria di San Giovenale è del XVII secolo, ed è attribuita a Girolamo Troppa mentre nella zona del transetto sono presenti alcuni brani di affreschi di varie epoche. Scendendo dal presbiterio, a destra, si incontra la bella cappella barocca di San Giuseppe fatta edificare nel 1757 dal canonico Risi. La Cappella, in legno scolpito e decorato, conserva alcuni dipinti di Giuseppe Sortini (1760) tra i quali un bel “Transito di San Giuseppe”. Lo spazio antistante questa Cappella conserva due tele di cui una recentemente restaurata, proveniente dalla chiesa di S.Agostino. Proseguendo, nella navata sinistra, si nota un interessante frammento di affresco del 1236 - una delle testimonianze pittoriche datate più antiche dell’Umbria - e due belle immagini di Santa Lucia alle spalle della statua lignea di Sant’Antonio Abate scolpita dal Vecchietta nel 1475. Segue la Cappella detta del Coretto d’Inverno, già Cappella Gormaz; fu fatta costruire dal vescovo Gormaz e contiene una tavola quattrocentesca di ispirazione bizantina raffigurante la Madonna della Consolazione, opera di Rinaldo da Calvi, e il sepolcro del vescovo oltre al notevole coro ligneo. All’uscita notiamo il monumento al vescovo Erolo Eroli e, nella cappella successiva, un Crocifisso di legno a grandezza naturale del XV secolo. A seguire il monumento funebre, anch’esso del XV secolo, del senatore Pietro Cesi, di pregevole fattura e, subito dopo, l’altare di San Pietro della famiglia Ruffo, già Ridolfini, che conserva una splendida tela di Luigi Agresti datata 1560 e raffigurante la consegna delle chiavi. Al termine della navata si incontra l’altare della famiglia Lolli con la tela del 1675 che raffigura San Biagio e, sulla controfacciata alcuni affreschi fra i quali, sul contrafforte, uno di particolare interesse che rappresenta, forse, la stesura degli “statuta” della Civitas Narniae risalente alla seconda metà del XIV secolo. |
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