"La Cattedrale di Narni è senza dubbio uno dei monumenti maggiori dell'Umbria. Essa è dedicata al primo Vescovo di Narni, San Giovenale che portò il cristianesimo nella Città. Giovenale visse nella seconda metà del IV secolo. La sua posizione storica è giustificata soprattutto dall'enorme diffusione del culto a lui dedicato, e dalle Chiese sorte in suo nome in molte parti dell'Umbria e oltre i confini regionali, a Blera nel viterbese, a Cascia di Reggello, ad Orvieto, a Orte, a Magliano Sabina, a Vallerano, a Lucca, a Fossano. Il Liber Pontificalis parla anche di monasteri legati al suo nome. Si può dire che la storia del Duomo di Narni cominci dalla morte del protovescovo Giovenale: alla sepoltura del santo e al culto che ne nacque, infatti, è subordinata la posizione del sacro edificio, anche contro le esigenze del contesto viario e urbano; la sua forma è connessa con l'aspetto via via assunto dal sacello dedicato alla memoria del patrono. Giovenale morì, stando al Sacramentario Gelasiano, il 3 maggio del 376 o, come si ritiene da molti, il 7 agosto dello stesso anno. Fu sepolto a ridosso delle mura, dalla parte esterna - secondo il costume romano - di seppellire i morti. Nel breve spiazzo antistante il Duomo è riconoscibile il paramento esterno delle mura, davanti alle quali sono state trovate non poche sepolture.
Un tratto di queste cinta urbana è ben visibile entro la Cattedrale, il che consente di stabilire che il sacro edificio fu costruito fuori ma a ridosso delle mura e precisamente dove il Vescovo Giovenale fu sepolto, lungo il lato meridionale che dominava il valloncello percorso dall'ultimo tratto extraurbano della via Flaminia. Sul luogo della sepoltura sorse una cella memoriae; un ambiente, insomma, in cui volle essere sepolto il successore alla cattedra vescovile, San Massimo (morto nel 416) e più tardi San Cassio (morto nel 558), che divide con Giovenale la celebrità nell'agiografia cittadina. Dell'uno e dell'altro resta indiscutibile documentazione, grazie alle epigrafi funerarie rimaste in loco.
Ciò è sufficiente a certificare che fino alla seconda meta del VI secolo sussisteva quel sacello che era sorto sulla tomba del santo. Si conosce anche il nome della strada d'accesso, tracciata lungo la cortina esterna delle mura: vicus novus, il che lascerebbe supporre una via non preesistente al piccolo santuario, creato ex novo in funzione di questo. L'inizio del secolo IX dovette segnare un momento importante per il piccolo santuario; a questi anni è attendibile datare il grande e solenne mosaico, dominato da un Cristo benedicente. Le dimensioni e la qualità del mosaico danno la certezza che ormai il sacello aveva assunto aspetto e consistenza d'una piccola basilica che, per la presenza, l'ubicazione e lo schema iconografico del mosaico stesso, doveva echeggiare il tipo invalso a Roma a partire dal VII secolo. Nell'847, come testimonia il Liber Pontificalis, un catastrofico terremoto rovinò la città. Anche il mosaico ne risentì : tanto che a questo tempo si possono attribuire alcuni restauri, eseguiti con tessere azzurre attorno al cielo su cui si staglia la figura del Redentore.
A questa fase di restauro si deve attribuire il primo strato di affreschi, con storie e miracoli del Santo, che integra, in basso, il mosaico. L'878 è l'anno della ferita inferta da Adalberto margravio di Toscana; rapì la sacra spoglia, anzi le spoglie di quanti erano sepolti: corpora sanctorum abstracta sunt, cioè le spoglie anche di San Cassio e di sua moglie Fausta. Del sacrilegio fatto fu vittima, ovviamente, anche il monumento: sarcofaga rupta sunt, mausolea fracta. Due anni dopo i sacri corpi vennero restituiti alla città, venne liberato Adalberto dalla scomunica cui era incorso e il sacello fu ricomposto. Il corpo di San Giovenale fu sepolto in una cavità della roccia: rupe cava placuit tumulari membra sepulcro. Ma la nuova sepoltura fu disposta in modo da restare nascosta, tanto che, da allora, fu apertamente offerto alla venerazione il vescovo Cassio, mentre di Giovenale rimase soprattutto il ricordo. Così il santuario cominciò ad apparire in documenti e nella letteratura popolare come "Oratorio o Sacello di San Cassio". L'eloquente iscrizione che ne commemora la santità finì con il campeggiare sulla fronte del monumento. Succede un periodo di quiete: nessun avvenimento di rilievo segnò il corso del X secolo. Si giunge così al secolo XI, quando inizia la storia della Cattedrale, prevalendo su quella del sacello. Nel 1047 si parla della nova e solenne costruzione - pur restando invisibile la tomba - che, in certo senso, avrebbe definitivamente confermato il culto di San Giovenale; avrebbe, infatti, inglobato nel suo assetto architettonico l'originario sacello; ma la basilica non poté estendersi per ragioni topografiche (vedi il fianco della collina, dirupato verso sud) se non lungo le mura; e pertanto il suo asse maggiore risultò perpendicolare a quello del primitivo sacello. Una disastrosa alluvione (1053) dovette interrompere la nuova fabbrica e comunque rallentarne lo sviluppo, poiché soltanto nel 1145, il 27 febbraio, la Chiesa fu consacrata. Sull'architrave della porta destra della facciata principale è scolpita la data, anno 1111, anno in cui detto architrave fu collocato. L'edificio fu poi portato nel corso del secolo XII. Il terreno scosceso, cui sovrasta la Cattedrale, fu ancora soggetto a successivi crolli. Lo smottamento delle terre mise allo scoperto la fondazione del fianco della chiesa, tanto che, per accedere alla porta laterale (quella che dà sulla Piazza Garibaldi), fu necessario costruire la scala che ancora oggi sussiste. La muratura di fondazione è tuttora ben visibile. Per alcune fonti, tutta la parte absidale fu ricostruita radicalmente nel 1322 in forme gotiche in seguito alle frane; per altre fonti, la ragione è da ricercare nelle nuove esigenze dell'architettura gotica" (Ecclesia Cathedralis Narniensis)