La Cattedrale di San Giovenale a Narni: vicende costruttive
La Cattedrale di San Giovenale a Narni è uno dei monumenti artistici più complessi e interessanti dell’Umbria meridionale. Tale interesse è dato, innanzitutto, dall’eccezionalità delle stratificazioni che, nel corso dei secoli, si sono succedute almeno a partire dall’età tardo-antica nel sito oggi occupato dall’edificio. Il monumento è collocato in una zona nodale della città, nel punto in cui l’attuale strada statale Flaminia, che attraversa il centro abitato in direzione est-ovest, corre perpendicolarmente alla piazza Garibaldi (citata negli Statuti trecenteschi come “Piazza del Lacus”[1]). La chiesa romanica sorge nel luogo in cui la tradizione vuole che sia stato sepolto il primo vescovo di Narni, Giovenale, vissuto nel IV secolo d.C. e ricordato da papa Gregorio Magno come “santo martire”[2]. Dopo la morte del santo il sito venne utilizzato come area cimiteriale tra l’età tardo-antica e altomedievale[3]. Questa zona veniva a trovarsi a ridosso dell’antica cinta muraria, nel punto in cui il bastione roccioso su cui sorgeva la città pre-romana e romana degradava fino a formare un avvallamento con la collina antistante che aumenta di quota in direzione sud fino alla Rocca albornoziana. È probabile che la devozione popolare per il primo vescovo narnese abbia portato all’erezione, in questo stesso sito, di un piccolo “oratorio” dedicato a San Giovenale, poi inglobato nell’edificio romanico. Secondo una recente ipotesi, il piccolo edificio, definito “basilicula” da Prandi[4], risalirebbe all’epoca del vescovo Cassio (536 - 558), in accordo con quanto riportato dalle fonti agiografiche, probabilmente nello stesso periodo in cui sono state realizzate opere di contenimento e di difesa dell’area occupata dalla necropoli che avrebbero portato al decadimento funzionale delle mura romane[5]. La prima notizia certa della chiesa sorta intorno all'oratorio, consacrata nel 1145 da papa Eugenio III e dedicata a San Giovenale, è costituita dall’iscrizione scolpita sull’architrave del portale d’accesso alla navata destra dell’edificio, datata 1120 e contenente il riferimento ad un certo “prete Lupo”, che aveva curato il riassesto del portale danneggiato per cause ignote[6]. In realtà già nel 1047 è documentata l’esistenza a Narni di un Capitolo di San Giovenale, che a quella data ottiene un privilegio da parte dell’imperatore Enrico III[7]. Dai dati emersi nel corso del Convegno di Studi recentemente tenutosi nella città di Narni (22-23 settembre 2006) e dedicato alla chiesa di Santa Maria Maggiore (attualmente nota come San Domenico)[8], sembra che l’ipotesi di Pani Ermini[9] circa l’originaria funzione di quest’ultimo edificio come prima Cattedrale della città possa essere avvalorata in maniera quasi definitiva. La chiesa di San Giovenale sarebbe divenuta sede della cattedra vescovile solo nel XIII secolo. L’edificio romanico, con abside accidentata e con originaria facciata a salienti[10], era probabilmente provvisto fin dall’inizio di quattro navate[11]. La cosiddetta “quarta navata”, che si apre a lato della navata destra e che ingloba il sacello di San Giovenale, “venne progettata sullo spazio di un antico vicolo che costeggiando la roccia su cui sorgono le mura cittadine conduceva al sacello […] la quarta navata serviva dunque a dilatare lo spazio della basilica vera e propria e stabilirne una più funzionale interazione con l’antico e venerato sacello dei santi vescovi”[12]. All’interno dell’antico oratorio alto-medievale sono conservate ancora oggi alcune decorazioni musive e ad affresco, di fondamentale interesse per la comprensione della cultura pittorica a Narni tra l’XI e il XII secolo. Il sacello di San Giovenale e San Cassio è stato sottoposto nel corso dei secoli a numerosi rimaneggiamenti che hanno modificato completamente la facciata e parte dell’interno. A causa di tali rimaneggiamenti la parete su cui si conservano il mosaico e le pitture si presenta oggi come un “complicato palinsesto”[13], la comprensione del quale risulta strettamente legata al resoconto dei dati emersi in occasione del recente intervento di restauro che ha interessato il monumento. (Alessandro Novelli) [1] Tale denominazione derivava alla piazza dall’esistenza di una grande conserva d’acqua situata nel suo centro. Cfr. R. Nini – G. Pacciaroni, Il sottosuolo dell’area della cattedrale: indagini preliminari in San Giovenale. La cattedrale di Narni nella storia e nell’arte, Narni 1998, p. 48. [2] V. Fiocchi Nicolai 2001, p. 307. [3] D. Monacchi, Il cimitero paleocristiano-altomedievale di piazza Cavour a Narni, in San Giovenale. La cattedrale di Narni nella storia e nell’arte, Narni 1998, p. 79. [4] A. Prandi, Narni, Ed. Bestetti, 1973, pp. 195-196. [5] M. Romano – C. Perissinotto – N. Vakalis – S. De Turres – C. Angelelli, Il restauro del sacello di san Giovenale in San Giovenale. La cattedrale di Narni nella storia e nell’arte, Narni 1998, p. 271. [6] Cfr. G. Eroli, Le chiese di Narni, 1898, p. 113. [7] P. Pellegrini, Il Capitolo di San Giovenale nella vita politica e religiosa di Narni (secoli XII-XIII) in San Giovenale. La cattedrale di Narni nella storia e nell’arte, Narni 1998, p. 36; ivi M. D’Onofrio, p. 96. [8] La chiesa di Santa Maria Maggiore e i Domenicani a Narni, Convegno di Studi, Narni, 22-23 settembre 2006. [9] L. Pani Ermini, Dal sepolcro di san Giovenale alla cattedrale di Narni, in San Giovenale. La cattedrale di Narni nella storia e nell’arte, Narni 1998, p. 91; ivi P. Pellegrini, p. 39. [10] L’odierna facciata a terminazione orizzontale della chiesa è frutto, forse, di un intervento trecentesco. Cfr. M. D’Onofrio, La Cattedrale di Narni nel Medioevo in San Giovenale. La cattedrale di Narni nella storia e nell’arte, Narni 1998, p. 107. [11] Ivi, p. 100. [12] Ivi, p. 102. [13] Parlato 1994, p. 183. |
Foto di Roberto Sigismondi, Roma
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