Parrocchia dei SS Giovenale e Cassio nella CATTEDRALE DI NARNI
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La chiesa di Santa Maria Impensole

Il portico
Salendo per tre gradini si accede al pregevole portico della chiesa che si innalza a ridosso del piano stradale e copre alla vista il profilo a salienti della facciata e il rosone, che si apre nella sua parte centrale.Il portico è sostenuto da due colonne realizzate con materiale di spoglio e da due semicolonne che si addossano ai fianchi dell’atrio. Sostengono la falda del tetto  pregevoli capitelli romanici, il cui intaglio, robusto ed essenziale, rappresenta un vivo omaggio e una rilettura che lo spirito medievale ha effettuato dell’arte classica. Sopra i capitelli, l’arco ribassato rappresenta un’anticipazione di ciò che si incontrerà all’interno della chiesa.
Sulla facciata si aprono tre portali corrispondenti alle tre navate. 
La facciata di Santa Maria Impensole costituisce un chiaro  esempio della grande funzione comunicativa che il medioevo riservava alle cortine murarie destinate, negli edifici pubblici, ad offrirsi alla vista del popolo. L’estro, la cultura e l’immaginazione degli artisti del tempo si sono riversate su questo prospetto, dove le sculture a bassorilievo e ad altorilievo concorrono a delineare un testo di alto valore artistico e simbolico-religioso.
L’architrave del portale principale è percorso da un’iscrizione che reca un’invocazione al fedele ad entrare all’interno della chiesa con la giusta disposizione dell’animo e la data 1175: anni domini mclxxv ad portvm vite sapientes/intrate fores vestros qviqve venite as/componite mores. Al centro, inserito in un clipeo, il mezzobusto scolpito a bassorilievo di un personaggio benedicente ci saluta: esso rappresenta, forse, un ecclesiastico e potrebbe essere un riferimento all’abate del monastero benedettino di Farfa che possedeva la chiesa. A destra e a sinistra degli stipiti, in basso, a protezione dell’ingresso, si protendono in avanti dei leoni che brandiscono una preda. Rigira intorno alla bucatura del portale un’elegante cornice abbellita da corposi tralci floreali abitati da varie raffigurazioni di animali simbolici, di valore sia positivo o cristologico sia negativo, ad indicare il peccato e il male. Tra questi, sulla destra, a circa metà dell’altezza del portale principale, si incontra la raffigurazione del drago, uno degli animali più celebri del bestiario medievale, simbolo di satana e della malvagità.
Lo stesso animale lo ritroviamo anche nella formella che campeggia tra il portale centrale e quello di sinistra:  qui il drago è raffigurato nell’atto di assalire un cervo, chiaro rimando all’anima del fedele, in accordo alla celebre immagine offerta dal noto versetto del salmo 42 [41], in cui si canta come l’anima del giusto cerchi il Signore come un cervo assetato cerca l’acqua: “Quemadmodum desiderat cervus ad fontes aquarum, ita desiderat anima mea ad te, Deus”.
Sul portale di sinistra, ai lati, compaiono in basso le figure di  due telamoni, mentre in alto spiccano quelle di due corpose aquile che fiancheggiano l’architrave, interpretate come un segno di appartenenza della chiesa all’abbazia benedettina di Farfa, esponente di spicco del partito filo-imperiale, simboleggiato proprio dall'aquila.
Al centro, tra i due rapaci, l’Agnus Dei si slancia con turgido plasticismo verso l’osservatore, nella più classica delle rappresentazione simboliche del Cristo, con nimbo crucisegnato e il vessillo della vittoria nei confronti della morte
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Tutte le foto, eccetto dove diversamente specificato, su gentile concessione della Diocesi di Terni-Narni-Amelia (aut. N. 526/15)
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