Festività natalizie 2018 |
«Mentre si trovavano a Betlemme, si compirono per Maria i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.» (Lc 2, 6-7)
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C’era silenzio intorno…
Un silenzio pieno di interrogativi, misto di speranze, ansie, emozioni, dubbi, insieme ricco di slanci ed insicurezze. Un silenzio non differente da quello che rimbomba oggi nei nostri cuori; un silenzio, però, che può permettere - se autentico - di tornare a scorgere, ad udire, perfino ad ascoltare. La nascita del Signore dei signori, nel silenzio, lontano dai riflettori della ribalta mediatica di allora suscita ancora oggi molteplici interrogativi e tra tutti uno: perché? Tutti con il naso all’insù a correre dietro alla cometa mentre lei a nome di tutta la creazione, fuori della superficialità pubblicistica degli eventi, si ferma ad indicare Colui che della creazione è inizio, fine ed equilibrio. Perché? Anche questo Natale ci raggiunge con venti di guerra, tensioni, incomprensioni reciproche, povertà diffuse, lutti e malattia, instabilità di ogni genere e sempre velato di tristezze. Perché? Ci raggiunge e ci trova impreparati, assenti, disinteressati oppure feriti, indignati, infastiditi ed arrabbiati; generalmente distaccati, lontani. Perché? Chissà che questo non possa diventare il ‘mio’ Natale, quello vero… Un Natale con la capacità di domandarmi, nel silenzio, “perché?” e - finalmente! - di saper trovare anche qualche risposta autentica nelle più remote biblioteche del mio essere. Un Natale in cui il silenzio torni ad essere ingrediente principale per risvegliare quanto in me è imbambolato dal caos confezionato ad hoc per non farmi accorgere del vuoto che la confusione ha creato intorno a me. Un Natale nuovo: né “anticonformista” né” tradizionale”, né” culturale” né “abitudinario”, né “esteriore” né “spiritualista”, né “superficiale” né “impegnato”… Un Natale vero, il ‘mio’. Quello in cui, ritrovando il silenzio, posso tornare a pensare. E pensando, a rispondere ai “perché?” in modo diverso, cioè non preconfezionato ad arte; a realizzare quei miei pensieri nella verità, nel bene autentico e condiviso di fratelli, nella fiducia riposta in me e nelle mie capacità da parte di un Dio che si incarna nella povertà di una stalla, nell’abisso della coscienza umana, nel silenzio vivo, pieno di speranza di questo Natale. Auguri di vero cuore. don Sergio e don Jean Pierre |