S. STEFANO
il protomartire e protodiacono Stefano (il cui martirio è descritto in At 6 e 7) si definisce “pieno di grazia e fortezza”: dal suo discorso al sommo sacerdote a difesa della verità di Gesù come Cristo-Giusto scaturirà la sua lapidazione dopo che ebbe usato queste espressioni: «Signore Gesù, accogli il mio spirito» e «Signore, non imputare loro questo peccato». E’ ritratto in abiti secenteschi: dalmatica con stola incrociata sopra la spalla sinistra che scende sulla destra e si mostra nell’apertura della veste ed il manipolo che pende dal polso sinistro. |
S.CHIARA e S.RITA
Le due sante agostiniane Chiara (Giovanna) da Montefalco (1268-1308) -sulla sinistra- e Rita Lotti (1381-1457) sulla destra sono ritratte nel momento in cui -nell’estasi- ricevono dall’amato Gesù il dono delle stigmate. A Chiara come crocifisso conficcato nel cuore, a Rita come chiodo conficcato nella fronte. Ai piedi di S.Chiara della Croce "madre, maestra e direttrice spirituale" delle sue monache di cui fu giovanissima badessa, ma anche di persone che si recavano a chiederle consiglio, troviamo un giglio, segno di purezza e di dedizione a Gesù: nell’autopsia del suo cuore si sono ritrovati i segni (lievemente visibili nelle reliquie di Montefalco) di una croce e di un flagello. Ai piedi di S.Rita vediamo la caratteristica rosa e due fichi maturi (ricordo del momento miracoloso n cui, nel nevoso gennaio del 1457, ad una sua parente, chiese di andare nell’orto di Roccaporena a raccogliere una rosa e due fichi maturi per sincerarsi che i due figli ed il marito fossero saliti in cielo. C’è da dire che suo marito Paolo Mancini (uomo d’arme) e i suoi due figli Giangiacomo e Paolomaria erano morti rispettivamente assassinati e di malattia (peste). L’angelo centrale porta in mano una bilancia (simbolo della virtù della giustizia) indica il modo di agire di Dio che riesce a ristabilire la giustizia (due palline a sinistra ed una a destra) nonostante la nostra mancanza d’equilibrio |
S. FRANCESCO SAVERIO
Farncisco de Javier (1506-1552) nasce nobile a Javier in Navarra, segue Ignazio di Loyola nella fondazione della Compagnia di Gesù, ne diviene il più grande missionario raggiungendo “le Indie” (infatti morì di malattia, ma privato della sepoltura in quanto cristiano, nell’Isola di Sancian nella Cina meridionale). Il suo corpo riposa nell’isola di Goa, in India. Lasciò l’insegnamento teologico alla Sorbona di Parigi per poter catechizzare le popolazioni ancora non raggiunte dal Vangelo di Cristo. Per questo è patrono delle missioni. E’ ritratto con il bordone, il bastone del pellegrino ed indica la purezza del suo cuore nel seguire il Signore con i voti di povertà, castità, obbedienza e la volontà di essere missionario o servire il Papa a Roma. |
S. ANTONIO DI PADOVA
Fernando Martins (1195-1231) di Lisbona fu canonico regolare a Coimbra per poi divenire, dopo il martirio dei protomartiri francescani (tutti provenienti dalle nostre terre il cui santuario si trova a Coimbra), fino a divenire frate con il nome di Antonio. Grande studioso (a cui venne lasciato il privilegio di studiare e insegnare) e ‘martello degli eretici’ in quanto capace di confutare le eresie pauperiste sorgenti nel secolo della sua vita (infatti reca in mano il giglio della purezza, segno anche della lotta contro il male); morì a Padova e, amatissimo dai suoi ormai concittadini, venne canonizzato in tempi brevissimi: meno di un anno. Il bambino Gesù in braccio indica il miracolo che ebbe a Camposanpiero ed il suo attaccamento alla persona umana di Cristo. |
S. GIULIANA FALCONIERI Giuliana (1270-1341) della ricca famiglia di mercanti fiorentina del tempo di Dante, i Falconieri, fu la fondatrice del ramo femminile delle Sorelle dell’Ordine dei Servi di Maria (dette Mantellate) in quanto nipote dei uno dei primi fondatori (sant’Alessio). Bellissima per aspetto, voleva che bellissima fosse anche la Chiesa insanguinata dalle lotte fra guelfi e ghibellini. Resse il convento di cui fu fondatrice per 40 anni. L’ icnografia denota l’Ostia consacrata che non potè ricevere prima di morire in quanto incapace di deglutirla. Secondo l’uso dell’epoca, le fu posata sull’abito all’altezza del cuore, ma per miracolo, scomparve per penetrare nel suo cuore. |
S. IGNAZIO DI LOYOLA
Inigo Lopez de Loyola nacque nella città di cui porta ancora il nome nel 1491, conobbe i grandi del Regno spagnolo dell’epoca di cui il padre era Vassallo. Militare, seguiva le gesta ei grandi condottieri, ma durane la presa di Pamplona rimase ferito e lesse le vite dei Santi di Jacopo da Varazze (unico testo a disposizione durante il suo recupero) e si convertì in seguito a preghiere e volontà di partire per pellegrinaggi. Studiò a Barcellona e, dotato di doni mistici, venne più volte sospettato di eresia. Dopo aver fondato la compagnia di Gesù. A causa della colecistopatia, morì a Roma nel 1556 ma senza ricevere i conforti religiosi in quanto il segretario del papa dal quale voleva riceverli per devozione al Pontefice (militare) era assente. Si vede dipinto abbracciato dal Cristo benedicente per l’amore tenero e forte verso l’umanità di Cristo e la sua totale dedizione alla sua causa. La sua bocca bacia la piaga del costato da cui sgorgano i Sacramenti della Chiesa. |
S. CARLO BORROMEO
Carlo dei conti di Arona, discendente della famiglia Medici e nipote di papa Pio IV (1538- Cardinale Arcivescovo e Compatrono di Milano 1584) è ritratto in abito cardinalizio con il volto rasato (come si iniziò a fare nel ‘600), segno della penitenza imposta dopo la peste del 1576. Grande riformatore della Chiesa durante il Concilio Tridentino costituì i seminari per la formazione del clero, ristabilì la disciplina ecclesiastica contro i privilegi acquisiti (infatti subì un colpo di archibugio alla schiena per questo) e riformò le parrocchie in modo territoriale, come sono ancora oggi. Veniva considerato un grande cardinale (alto circa 1,80 mt quando l’altezza massima dell’epoca non superava il mt e 65) era considerato invece molto umile e morigerato: mangiava una volta al giorno e la sua corte a Roma non superava le 25 persone. Fu ordinato vescovo per mano dello zio, il Cardinale Federico Cesi (la cui mamma era Francesca Cardoli). |
S. LORENZO Il martirio del diacono Lorenzo (225-258) uno dei sette diaconi della Chiesa di Roma fu martirizzato nelle persecuzioni volute dall’imperatore Valeriano. Originario della Spagna, venne a Roma e divenne arcidiacono (responsabile della carità) della Chiesa al tempo di papa Sisto. E’ ritratto con la consueta graticola, strumento che la tradizione vuole sia stato utilizzata per convincerlo a lasciare le presunte ricchezze della chiesa al tribunale. Lui portò, oltre alle misere sostanze, moltissimi poveri pronti a deporre a favore della carità Lorenzo. Morì martire quattro giorni dopo il papa Sisto. |